Pullulano in città cartelli con la scritta “Area cardio-protetta”: agli ingressi di strutture pubbliche (scuole, tribunali, stadi …), di strutture private (palestre), di spazi verdi attrezzati. Anche sui cartelloni pubblicitari di eventi sportivi e per ovvie ragioni non poteva mancare anche presso il nostro poliambulatorio MEDICAL CENTER.
Si ha l’impressione che sia in atto una vera e propria guerra –condotta in modo discreto e senza clamore- contro un nemico pubblico, oscuro e insidioso, che può attentare al cuore di ogni individuo, dal bambino all’adulto. Un esercito “professionale” e di volontari da anni è mobilitato e combatte quotidianamente.
Di che si tratta?
C’è ritrosia a parlarne; molti preferiscono non sapere, ed è un grave errore: conoscere il pericolo può aiutare a prevenire i danni … mortali. Questo male oscuro è la cosiddetta “morte improvvisa”: la persona che ne è colpita solitamente non ha neppure il tempo di rendersi conto di star male e perde conoscenza piombando al suolo. In alcuni casi può avere convulsioni. Se la vittima è fortunata viene soccorsa dagli astanti o dai passanti, i quali, se sono soccorritori addestrati, notano che non risponde agli stimoli, non respira e non ha polso. Ai loro occhi si dischiudono immediatamente i primi due anelli della catena della sopravvivenza: chiamare il 118 e fare il massaggio cardiaco al malcapitato.
La morte improvvisa colpisce 1 persona su 1000 ogni anno, dunque sono circa 60 mila le persone coinvolte, considerando la popolazione italiana. Nei 2/3 dei casi la causa è della morte improvvisa è cardiaca: poichè la patologia cardiovascolare è la prima causa di mortalità (rappresentando circa il 40% di quella globale), si calcola che 1/3 dei casi si verifica con la modalità della morte improvvisa. A dispetto del nome, essa è in genere reversibile nei primi minuti. E’ cruciale che i soccorritori compiano efficacemente le manovre rianimatorie essenziali: ogni minuto che passa la mancanza di ossigeno (anossia) causa gravi danni al cervello riducendo del 10% il numero di cellule ancora in vita; dopo 10 minuti il danno cerebrale è quasi completo e irreversibile (la sopravvivenza è del 2%).
Un efficace massaggio cardiaco garantisce se viene effettuato entro i primi 5 minuti dall’inizio dell’arresto cardiaco un minimo apporto di sangue al cervello e una prognosi meno severa (almeno il 50% di possibilità di sopravvivenza): due o più soccorritori si possono alternare facendo a testa 100 compressioni toraciche al minuto, in attesa dell’arrivo dell’ambulanza del 118 (che generalmente impiega 12-15 minuti per arrivare). Se l’evento si svolge in un luogo cardioprotetto i soccorritori hanno anche a disposizione un defibrillatore automatico che una volta connesso al torace del paziente è in grado di riconoscere un ritmo cardiaco defibrillabile e di dare all’occorrenza una scarica elettrica. La depolarizzazione totale del cuore può aiutare a farlo ripartire con ritorno di respiro e polso autonomi nella vittima: la defibrillazione è il terzo anello della catena della sopravvivenza.
Quali le cause della morte improvvisa?
Lo European Research Council (ERC) ha proposto due acronimi per descrivere le cause reversibili o trattabili di morte improvvisa: le 4 I e le 4 T.
Le 4 I: cause non ostruttive
-Ipossia: malattie respiratorie
-Ipotermia: e altre cause fisiche o violente (contusione toracica, annegamento ecc)
-Ipovolemia: shock (emorragico, ipovolemico, settico, anafilattico)
-Ioni o inapparenti cardiopatie o ischemia miocardica da discrepanza o intossicazioni: ipokaliemia, sindrome di Brugada, sindrome del QT-lungo, cardiopatia ipertrofica, tossici o farmaci, epilessia
Le 4 T: cause ostruttive
-Trombosi coronarica
-Tromboembolia dell’ arteria polmonare
-Tamponamento cardiaco
-pneumoTorace iperteso.
Le cause ostruttive (con l’eccezione della tromboembolia polmonare) richiedono un trattamento chirurgico immediato.
La causa più frequente di morte improvvisa è la trombosi coronarica e per salvare il paziente occorre portarlo con urgenza in un centro di cardiologia interventistica per effettuare l’angioplastica e posizionare uno stent medicato nell’arteria occlusa.
La trombosi è la formazione rapida (in pochi minuti) di un trombo in un’arteria coronarica in seguito a rottura di una placca aterosclerotica (costituita da cellule infiammatorie infarcite di cristalli di colesterolo e matrice connettivale). Sappiamo che le placche aterosclerotiche nelle arterie si accrescono con estrema lentezza (in 20-30 anni) colpendo soggetti che in genere hanno uno o più fattori di rischio, distinti in non modificabili (l’età e il genere maschile) e modificabili (colesterolo-LDL alto, trigliceridi alti e colesterolo-HDL basso, ipertensione arteriosa, fumo di sigarette, diabete). Altra causa importante di morte improvvisa è l’ischemia miocardica da discrepanza: uno sforzo o un’emozione tali da provocare in un individuo con un cuore non perfettamente integro (il “substrato”) una brusca accelerazione del ritmo (il principale “fattore scatenante”), determina un aumento critico delle richieste di ossigeno da parte delle cellule cardiache che non possono essere soddisfatte attraverso un maggior afflusso di sangue.
Come prevenire la morte improvvisa cardiaca?
Poiché l’area in cui “pesca” le sue vittime è soprattutto quella soggetti ad alto rischio cardiometabolico, ossia con un’elevata concentrazione di fattori di rischio cardiovascolare, si può e si deve cercare di prevenirla attraverso
-la cessazione del fumo,
-una dieta ipocalorica ricca di alimenti d’origine vegetale (olio d’oliva, verdure, ortaggi, legumi, frutta fresca e secca) con adeguato apporto settimanale di pesce, povera invece di alimenti d’origine animale (latte e derivati, uova, carni specialmente quelle rosse) allo scopo di ridurre l’obesità, i trigliceridi e il colesterolo-LDL;
-una riduzione dell’apporto di sale da cucina (a soli 5 grammi al giorno) e
-un’adeguato trattamento farmacologico, quando necessario, per controllare l’ipertensione arteriosa, il diabete mellito e la dislipidemia (ipercolesterolemia e/o ipertrigliceridemia).
Il trattamento farmacologico si definisce adeguato se vengono raggiunti e mantenuti stabili nel tempo i target (od obiettivi) terapeutici:
-morfologici (BMI, circonferenza della vita),
-di pressione arteriosa, metabolici (colesterolemia, trigliceridemia e glicemia)
-di velocità di filtrato glomerulare.
Il ruolo dell’attività fisica è ambivalente: da un lato l’esercizio intenso in un soggetto sedentario o poco allenato può indurre un’ischemia da discrepanza o una trombosi coronarica. Dall’altro l’esercizio moderato aerobico ha invece un effetto benefico, protettivo e l’allenamento può migliorare la tolleranza a carichi di esercizio fisico progressivamente più elevati e quindi incrementare il livello di protezione. Al contrario la sedentarietà ha sempre una valenza molto negativa e va perciò evitata.