Dr.ssa Giulia Sgherza
Responsabile Ambulatorio di Logopedia
Cosa fa un logopedista
C’è stato un tempo in cui non era facile dire alla gente di essere una logopedistasenza incappare in facce stranite a forma di punto di domanda! Ho sentito di tutto, da “quindi curi i piedi?” a “ma è una cosa nuova?” al più classico “eh??”. Ora per fortuna si conosce la professione, ma sono tutti certi di sapere di cosa si tratti? Per chi volesse approfondire l’argomento eccovi spiegato cosa vuol dire essere una logopedista.
Cos’è la logopedia
La logopedia è una disciplina che mira alla diagnosi e alla cura dei disturbi della comunicazione. Questa frase, me ne rendo conto, abbraccia un campo vastissimo, con una serie di sfaccettature che bisognerebbe approfondire. È un po’ come se dicessi che un medico si occupa della salute. La comunicazione è fatta di moltissime cose oltre alle parole: gesti, tempi di conversazione, intonazione della voce, costruzione della frase, scelta di alcune parole piuttosto che di altre. Insomma comunicare non è solamente parlare, come parlare non significa necessariamente comunicare. Ad esempio, quante volte avete sentito parlare qualcuno con un’intonazione della voce così monotona da non riuscire più a seguire il discorso distraendovi?
La logopedia è proprio la scienza che studia tutto questo, o meglio è la scienza che studia la patologia che investe tutto questo; è quella che risponde alle domande: – Perché non riesco a parlare bene? – Come posso curare il mio difetto di pronuncia? – Perché balbetto? – Come posso fare a parlare meglio? – Come posso curare il mio disturbo del linguaggio? – Perché non capisco quello che ascolto? – Perché ho la voce rauca? Come posso curarla? – Perché il mio bambino parla male? – Perché il mio bambino ancora non parla? – Perché il mio bambino pronuncia male alcune lettere? – Perché il mio bambino non sa leggere bene? – Perché il mio bambino non sa scrivere bene? E a tante, tante altre domande.
Cos’è un logopedista
Un logopedista è il professionista che effettua la diagnosi e prende in carico un paziente con disturbi di linguaggio. Il logopedista ha una laurea che lo abilita alla professione e lavora fianco a fianco a medici specialisti che gli inviano i pazienti per la riabilitazione. Come molti altri professionisti può esercitare da libero professionista o lavorare come dipendente in una struttura sanitaria. Come lavora il logopedista? Per rispondere a questo quesito è necessario svelarvi tutte le fasi del suo lavoro:
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- Anamnesi: la prima cosa che fa il logopedista è raccogliere dati; l’anamnesi consiste in domande che mirano a scoprire se ci sono notizie rilevanti nel passato del paziente, nella sua storia clinica o in quella della sua famiglia. Per farvi un esempio, sapere che la mamma di un bambino ha parlato per la prima volta all’età di 4 anni può essere un indizio della presenza di familiarità per ritardo di linguaggio.
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- Test e osservazione: la diagnosi vera e propria si effettua molto spesso con la somministrazione di test che, confrontati con i dati di normalità, danno degli indici quantificabili del grado di disturbo. Tuttavia non tutti i disturbi del linguaggio prevedono l’applicazione di test, delle volte una conversazione e la semplice osservazione del bambino può fornire un quadro della situazione. L’esperienza e la preparazione del logopedista sono fondamentali. Alcune volte saranno necessarie delle consulenze da parte di figure esterne (psicologo, otorinolaringoiatra, neuropsichiatra infantile, psicomotricista, fisioterapista etc.)
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- Presa in carico: in caso di necessità, se il logopedista ritiene di dover prendere in carico il paziente sottoponendolo ad una terapia di riabilitazione farà, insieme al paziente, un piano di lavoro mirato al recupero dei disturbi. A seconda del disturbo le sedute possono variare da 1 a settimana ad un intervento quotidiano, le tempistiche sono molto variabili.
- Test conclusivo o di controllo: durante o a fine terapia il logopedista effettua nuovamente l’eventuale test per monitorare il miglioramento della situazione. È d’obbligo fare un appunto: il logopedista generalmente stila una vera e propria relazione sulla condizione del paziente, la sua decisione di effettuare da 1 a 5 sedute a settimana non dipende dalla patologia, ma molto più dal paziente. Supponendo di avere due bambini con ritardo del linguaggio, dove entrambi semplicemente hanno difficoltà a pronunciare “la lettera S” (che nel nostro gergo si chiama fonema), potrebbero avere bisogno di tempi diversi e di approcci diversi perché fondamentalmente sono bambini diversi. Troppo spesso ci si paragona ad altre situazioni cliniche non dimenticando che siamo tutti casi a sé stanti!
In cosa consiste la terapia di logopedia
Esistono schede di esercizi, giochi logopedici, esiste materiale da scaricare da internet, ma più di tutto il logopedista si serve della propria creatività! Tutti i mezzi sono adatti a stimolare il linguaggio di un bambino, purché siano in grado di tirar fuori la parola e la voglia di collaborare. Esistono momenti di lavoro serio e concentrato davanti ad un quaderno, ma esistono anche momenti in cui i metodi “ortodossi” non possono funzionare e quindi che sia necessario lavorare in piedi, sdraiati sul pavimento (io l’ho fatto, per un mese intero, povera la mia schiena!) che sia necessario disegnare, colorare o cantare il logopedista lo farà. In realtà non è possibile spiegare in un solo articolo in cosa consista la terapia logopedica. Non sarebbe fattibile nemmeno portando degli esempi, perché gli esempi dovrebbero essere centinaia e centinaia. Quello che è certo della logopedia è che nessuna patologia prevede un iter univoco di trattamento, come tutte le discipline dell’area medica ci sono correnti di pensiero e terapie più o meno testate e di cui è stata provata l’efficacia.
Per quanto riguarda i bambini il discorso si complica, perché non esiste un protocollo di trattamento che vada bene per tutti, esistono solo delle competenze da stimolare, poi al logopedista è lasciata la facoltà di decidere come farlo. Certo ognuno ha i propri metodi, ma una cosa che ci accomuna è l’empatia, senza quella anche il logopedista più preparato non otterrebbe grandi risultati.
Quando serve andare da un logopedista
Pur essendo una disciplina nata sia per i bambini che per gli adulti, chi si rivolge più spesso ad un logopedista sono i genitori di bambini con ritardo o disturbo del linguaggio, scritto o parlato. Per disturbo di linguaggio si intende qualsiasi condizione che si manifesti in un linguaggio inadeguato. Sono tante le situazioni in cui una mamma o un insegnante o chiunque sia a stretto contatto con il bambino possa pensare che ci sia un problema. Per comodità vi elenco alcune situazioni che possono richiedere l’intervento di un logopedista:
Il bambino da 2 a 4 anni:
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- Non ha ancora cominciato a parlare
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- Non sembra comprendere gli ordini, anche i più semplici
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- Non sembra capire le parole
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- Non ha una buona coordinazione
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- Non si esprime in maniera comprensibile (3-4 anni)
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- Non ha una buona comunicazione con i suoi coetanei
Il bambino da 4 a 6 anni:
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- Parla usando solo due sillabe
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- Non pronuncia bene alcune parole
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- Non pronuncia bene alcune lettere
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- Scambia le lettere all’interno delle parole
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- Non socializza con gli altri bambini
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- Non sa disegnare e ha una cattiva coordinazione
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- Non deglutisce bene
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- Produce balbettii
Il bambino dai 6 anni in su:
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- Presenta difficoltà di concentrazione a scuola
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- Ha difficoltà di apprendimento
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- Ha difficoltà a scrivere
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- Ha difficoltà a leggere
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- Ha problemi con l’ortografia
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- Ha una grafia incomprensibile
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- Ha difficoltà ad eseguire i calcoli matematici
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- Ha difficoltà ad imparare a memoria
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- Ha difficoltà a socializzare e sembra aggressivo
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- Non sta fermo un attimo e non si concentra su nulla (N.B. Per ogni fascia di età valgono anche le condizioni delle fasce precedenti, non è un elenco completo)
Come aiutare i bambini a parlare
I bambini che hanno difficoltà ad esprimersi vivono un malessere che non possiamo comprendere. Un buon modo per cominciare ad aiutarli a superare questa difficoltà è sicuramente quello di entrare in empatia con loro, senza giudicarli, senza forzarli, senza far credere loro che per voi sia un peso. Altra cosa importantissima è non sottovalutare mai la situazione, ma nemmeno esasperarla. Non tardate a consultare un logopedista quando notate una situazione che non vi convince, perché un bravo logopedista vi parlerà sinceramente e, dopo aver valutato correttamente e completamente il linguaggio del vostro bambino, saprà dirvi se e in che modo sarà necessario intervenire. Caso per caso ci sono sicuramente attività che potete svolgere in casa, per questo vi invito a leggere i consigli e le regole della logopedista.
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- Leggere storie e filastrocche per stimolare il linguaggio
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- Perché è importante parlare correttamente ai bambini
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- Rispettare i tempi del bambino per accelerare l’apprendimento del linguaggio
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- Stimolare il linguaggio, nominando gli oggetti
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- Attività per migliorare la comprensione verbale del tuo bambino
- Come aiutare i bambini a parlare prima? Imitate i loro suoni, ma evitate il bambinese
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